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La Girella

Il giornalino dei Golosastri

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Numero 4 - Giugno 1994

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SAPORE D'ASFALTO

Cosa si prova (e quante bestemmie si dicono) quando la moto non va dove vuoi tu.

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Giunto ad una conoscenza pressoché completa per quanto non invidiabile di cadute, strisciate, infossamenti, scartolamenti, danni vari al mezzo e alla persona, desidero rispondere alle domande che più frequentemente sento rivolgermi.

 

1 - Che cosa si prova ad andare per terra ?

"Limitiamo inanzitutto il campo di studio a quelle cadute diciamo 'inattese', ossia a quei casi in cui, nel compiere una manovra seppure poco sicura, ma già riuscita con successo centinaia di volte, quella volta si finisce per terra. Poichè tra i Golosastri non è diffusa la passione per le moto cercherò di rendere il concetto con qualche metafora più familiare. E' come se una ragazza con cui state insieme da anni, e di cui ormai pensate di avere una conoscenza completa, massima fiducia e confidenza, improvvisamente vi tira un brutto scherzo (vi fa le corna, vi smolla, vi dice "ci devo pensare..."): penso che il senso di disorientamento e smarrimento sia lo stesso. Oppure è simile a quando ci si accorge all' orale di un'esame, o alla correzione di un compito in classe, che una cosa sempre data per scontata, che pur ci sembrava conseguenza logica delle altre, e che ci aiutava a interpretare tutto il resto della materia, è in realtà sbagliata. Questo per cercare di esprimere anche la delusione, il senso di colpa e di impotenza. "

 

2 - Cosa pensi mentre sei lì che strisci ? (sadica, ma comprensibile)

"Intanto sappiate che del passaggio da seduto a sdraiato non si riesce a rendersi conto.

E' un'azione così rapida e confusa con lo sconcerto che praticamente ti trovi già per terra strisciante. Il primo istinto che ti viene è quello di cercare di fermarti opponendo resistenza all'attrito, piuttosto che rotolare su te stesso. In questo modo si riesce ad ottenere una perfetta escoriazione del 50% almeno della superficie corporea con asportazione di vari strati di pelle dalle braccia, mani, ginocchia, che nella mia incontrastata superiorità sono riuscito a scorticare a 360°. Ma in quel momento non pensi a te stesso, anche perchè il bruciore non lo senti subito, ma cerchi di addrizzare la testa e inseguire con lo sguardo la moto che fugge per la tangente, sperando che si fermi da sola, che non finisca contro mano, e che non rimbalzi contro qualche muretto. Non ti passa neanche per la testa che intanto dietro di te può arrivare qualcun altro. Quando la moto in qualche modo si è fermata, allora ti alzi, la raggiungi di corsa e cerchi di tirarla su, per constatare i danni. Così tutte le varie botte prese a caviglie polsi e mani che ancora non si sono fatte sentire si possono a loro piacimento aggravare e metterti fuori uso qualche settimana in più. Vista la moto, la lasci perdere e inizi finalmente a pensare a te stesso : come tornare a casa, a chi chiedere aiuto, mentre arrivano i vari bruciori e gonfiori agli arti."

 

3 - E dopo ?

"Tornato dall'ospedale ti chiedi finalmente le ragioni della caduta cercando prima di tutto di spiegarla a te stesso, e poi agli altri. Ti chiedi dove hai fatto la cazzata, che cosa hai fatto in quella situazione di differente da tutte le altre volte, che cosa c'era insomma di diverso o in te o nella moto o nella strada, e lo racconterai fedelmente agli amici e alla sorella. I primi cercheranno con dolce falsità ti scaricarti da ogni responsabilità, attribuendo la colpa all'asfalto, alla moto, alla sfiga; la seconda ti ricorderà immediatamente, caso mai tu ti fossi illuso, che sei un coglione. Ai carabinieri racconterai invece che c'era un animale per strada (se non c'era il cartello di pericolo) o che c'era del ghiaino sull'asfalto. A chi vuole sentirsi dire che sei caduto perchè andavi forte glielo dici senza perdere tempo a spiegargli che anche gli aerei vanno forte ma non cascano per quello. Se poi hai l'invidiabile fortuna di non avere dei genitori che ti fanno la predica (io ce li ho e ringrazio), sarà sempre perché avrai trovato al pronto soccorso qualche mamma-sergente che ci avrà pensato, vantandosi di avere sempre "proibito molte cose" a suo figlio. Per quanto già ti girino le palle per conto tuo, il rispetto dell'età limita la tua risposta a cose del tipo 'Avrei voluto essere suo figlio', 'Che ragazzo fortunato', 'Oltre ai fiori, cos' altro gli piace ?'. Ma perchè uno non può mai fare uno sbaglio per i cazzi suoi ? In certi casi apprezzi sinceramente anche l'atteggiamento del tuo datore di lavoro: "Pronto, sono Daniele, mi sono mezzo massacrato con la moto domani non ci sono...", "Quando puoi venire ?".Un' incontestabilmente vera osservazione che ti viene fatta è che ti potevi fare molto peggio, tuttavia la frase 'Sei stato fortunato', specie se ripetuta, fa sempre fatica a suonarti bene. A chi infine ti chiede perchè non vendi la moto, la frase più educata che ti posso consigliare è "Anche le donne ogni tanto ti fanno male, ma non per questo ne puoi fare a meno."

 

4 - Cos ' hai imparato ? (scommetto non ad andare piano)

"A non pensare mai che solo perchè il motore è a posto e quando dai gas lei prende sia a posto anche tutto il resto"

 

5 - Ringraziamenti particolari?

"A Folle e a Tossi per l' assistenza meccanica, sanitaria, e morale."

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